L’occasione per la giornata dedicata agli operatori sanitari, coincisa con il 20 febbraio per la ricorrenza del 1° paziente Covid diagnosticato lo stesso giorno di tre anni fa, è stata propizia per sottolineare l’importanza del volontariato sanitario sul territorio, perfino riguardo all’assistenza durante le manifestazioni sportive.
Correva l’anno 2020 quando, in data 20 febbraio, veniva diffusa la notizia del primo caso “italiano” diagnosticato di COVID19. Da quel momento – e anche se poi si è avuta dimostrazione della circolazione del virus SarsCov-2 già da molto prima – è iniziato il calvario del primo anno di pandemia, quello che non poté vedere la diffusione del primo vaccino fino a inizio del 2021, quasi un anno dopo.
Sono stati dodici mesi di smarrimento, incertezze, paura e tanti, troppi morti e ammalati. Dodici mesi in cui – al pari dei due anni successivi e sebbene poi fossimo entrati nel periodo di sollievo per il diffondersi dei vaccini – la differenza la fecero tutti i componenti dei servizi sanitari; naturalmente quelli ospedalieri ma, forse soprattutto, quelli del “territorio”. Intendendo quindi tra questi pure gli operatori delle associazioni di volontariato, cosa mai abbastanza sottolineata dai media.
All’avvicinarsi della recente Giornata Nazionale del Personale Sanitario la “LND – Lega Nazionale Dilettanti” ha rivolto la seguente lettera alle Società sportive del Dipartimento Interregionale, oggetto “Iniziativa” (per la giornata nazionale suddetta): «Pregiatissimo Presidente, in occasione della Giornata Nazionale del Personale Sanitario la LND e il D.to Interreg. hanno disposto nella giornata del Campionato di Serie D in programma tra sabato 18 e domenica 19/02 p.v. l’ingresso in campo delle due squadre accompagnate dagli operatori sanitari presenti e la contestuale lettura del messaggio, il cui testo si allega alla presente. Si ringrazia sin d’ora per la disponibilità e, ove possibile, si chiede d’inviare all’indirizzo e-mail stampa@lnd.it una foto con gli operatori sanitari, i capitani e la terna al centro del campo prima del fischio d’inizio della gara.»
Il messaggio suddetto recitava così: «Il 20 febbraio 2020 è stato il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno”, il primo caso attaccato dal virus SarsCov-2. La Lega Nazionale Dilettanti non dimentica gli uomini e le donne che si sono messi a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale, anche pagando con la loro stessa vita. Presenti anche nelle partite di calcio, sono a bordo campo, sotto il sole o sotto la pioggia, sempre pronti a tutela della salute e per intervenire nei casi d’infortunio. Un sacrificio impagabile, un patrimonio prezioso. Il mondo del Calcio ringrazia con tutto il cuore dei Dilettanti.»
Per quel che riguarda noi della Misericordia di Arezzo, domenica 19 febbraio alle ore 14:28 in punto, solo 2 minuti prima dell’inizio partita, in occasione dell’incontro Arezzo-Chiviborgo presso lo stadio Comunale di Arezzo, è stato concesso a un nostro componente di far parte del gruppo fotografi accreditati, così che potesse scattare in proprio una foto di entrambi gli schieramenti in campo, con la terna arbitrale, i rispettivi giocatori e gli otto soccorritori della Confraternita – quattro donne e quattro uomini – inframezzati ai calciatori di tutte e due le squadre. La foto è proprio quella in apertura del servizio.
Un momento di massima sportività e, al contempo, un gran privilegio quale pubblico riconoscimento della lunghissima, tradizionale collaborazione della Misericordia di Arezzo nei confronti della squadra di calcio di casa…ovvero del cuore! Implicitamente, un momento simbolico anche e soprattutto dei radicati legami della Misericordia aretina nel tessuto sociale cittadino. Ne siamo profondamente grati alla Società Arezzo Calcio, alle tifoserie, agli Enti sportivi suddetti patrocinatori dell’iniziativa, alle maestranze dello Stadio Comunale e all’intero mondo calcistico aretino.
Ultima revisione 22/2/2023
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)