Assistenza sanitaria garantita dalla Misericordia di Arezzo durante il primo giorno della tradizionale Fiera del Mestolo. Che per gli aretini non è una fiera come altre! Ma sapete perché?
La cosiddetta Fiera di Settembre (nel cui primo giorno, oggi venerdì 9 settembre, stiamo garantendo noi la copertura della sicurezza sanitaria), meglio nota popolarmente come Fiera del Mestolo, deve questo nome a origini tradizionali e pittoresche.
L’evento nacque per permettere agli artigiani più estrosi di esporre i frutti del proprio talentuoso lavoro in pubblico. (Anche se poi, da questo punto di vista, la fiera s’è molto trasformata in senso più commerciale, con oggettistiche standardizzate derivanti da normali produzioni in serie e sempre meno posto per i manufatti davvero artigianali).
Comunque un tempo era stata usanza che gli aretini “del centro” confluissero incuriositi verso l’odierna via Spinello, nella parte in basso della città murata. Erano attratti proprio dalla mostra in strada dei prodotti artigianali che gli espositori ambulanti portavano dalle quattro vallate e tutto diventava motivo per compravendite e baratti d’ogni genere.
Gli oggetti più diffusi erano quelli dedicati alla vita di campagna, al lavoro nei campi e in generale all’economia domestica legata al mondo contadino: perciò mestoli in legno, per l’appunto, d’ogni forma e dimensione, rigorosamente fatti a mano; ma anche paioli in rame, pentolame vario, taglieri, nonché biancheria, lenzuola, tovaglie e ogni genere di equipaggiamenti per l’uso agricolo, l’allevamento dei bestiami – compresi gli animali stessi – e la casa di campagna o comunque in stile contadino.
Vuole poi la tradizione popolare che la festosa confusione della fiera diventasse anche l’occasione per i giovani e le giovani del tempo di “adocchiarsi” a vicenda e, quand’era il caso, corteggiarsi. Il che avveniva in modo assai curioso: quando un ragazzo aveva individuato una ragazza di proprio interesse, per vedere se sarebbe stato ricambiato, le dava una bonaria mestolata sul sedere! Si trattava di una sorta di codice non scritto: la dichiarazione del proprio gradimento, della propria preferenza. Si può star certi che il gesto non passasse inosservato e una qualche reazione – di che tipo, era evidentemente una preoccupazione secondaria – la provocasse di sicuro!
Dopotutto si narra anche che “mentre i mariti contrattavano con i mercanti per l'acquisto di conigli e polli, le mogli si davano da fare per collezionare oggetti utili per la casa ma soprattutto che sarebbero andati a costituire il corredo per il futuro matrimonio delle figlie”.
E circolava perfino un detto tra i più pittoreschi, che riassume e simboleggia tutto quale proposito di fidanzamento: “Sedere mestolato, entro l'anno accasato!” Insomma, per quanto pittoresca, si trattava d’una cosa seria e importante!
Al punto che oggi è sopravvissuta al tempo la tradizione tutta cittadina, residua delle usanze di allora, di passare in fiera, acquistare almeno un mestolo, portarselo a casa come portafortuna e magari farne dono a qualcuno cui si voglia comunicare qualcosa di speciale, senz’altro un buon auspicio per il futuro. Il qual gesto possiamo dire che sia – almeno una volta all’anno – sempre meglio d’un messaggio in chat sullo smartphone tanto in voga ai giorni nostri!
(Nell’immagine d’apertura l’equipaggio di oggi di BLSD della Misericordia di Arezzo sul posto, nella zona dell’arena Eden)
Ultima revisione 9/9/2022
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)