Il Presidente nazionale della Confederazione delle Misericordie d’Italia, dr. Domenico Giani, esprime la propria vicinanza d’animo ai Volontari tutti, specialmente – in questo caso – a quelli della Misericordia di Arezzo, in particolare ai due soccorritori incorsi in un episodio violento ad alto rischio.
«Sono tempi non facili, questi, per il volontariato. E talvolta, oltre a tutte le difficoltà che incombono sulle Confraternite, oltre all’aumentata delicatezza e complessità di un ruolo, quello del soccorritore, che richiede sempre più formazione e professionalità, e il cui contributo al miglioramento del livello della sanità territoriale è a maggior ragione insostituibile, ci si mette anche il caso particolare che, per quanto improbabile a verificarsi, non è poi più così tanto raro come un tempo.
Un episodio, in questo frangente, di una violenza imprevedibile e cieca, che solo per un soffio e grazie alla prontezza dei due malcapitati nel cogliere al volo il rischio e nel reagire per disimpegnarsi in tempo dalla minaccia, non è finita in modo molto peggiore.
Oltretutto, i due giovani della Misericordia di Arezzo, rimasti incolumi, sono poi riusciti – con l’aiuto delle forze dell’ordine – a completare comunque la missione, assicurando il paziente alle dovute attenzioni ospedaliere.
Desidero esprimere tutto il senso della mia vicinanza interiore a questi due encomiabili volontari, anche perché attraverso il loro operato testimoniano la responsabilità di un ruolo, quello del soccorritore, fatto di preparazione e disponibilità, che riguarda tutte le Misericordie. Che riguarda tutti noi e l’intera comunità.
Questa consapevolezza di avermi accanto a loro, insieme all’abbraccio fraterno d’affetto, siano d’augurio e motivazione ai due giovani e ad ogni volontaria o volontario di tutte le Misericordie d’Italia affinché continuino a prestare con cuore il proprio nobile operato d’aiuto al prossimo.»
Ultima revisione 10/8/2022
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)