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Dieci pillole per fare la differenza sugli incidenti in acqua

Ieri si è tenuto alla Misericordia di Arezzo l’annunciato incontro – interno ma aperto a tutti – sulla prevenzione, la gestione e la risoluzione di incidenti in acqua. Un tema cruciale data la stagione estiva, sia per soccorritori sia per tutti. Perché mai come in questo caso la prevenzione basata su corrette informazioni può fare tutta la differenza.

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“Chiare, fresche e dolci acque”, di piscine, fiumi, laghi e naturalmente al mare. Il periodo estivo non a caso è definito anche come quello “della balneazione”. E se l’acqua in generale è da sempre fonte di fascino e attrattiva, intenderla anche quale refrigerio contro la calura è un valore aggiunto. Ma bisogna fare attenzione perché un mix di trascuratezza e ignoranza (intesa come non conoscenza) può far nascere le condizioni per problemi anche molto gravi, sia per noi stessi sia per chi abbiamo accanto. Infatti sono già molti gli incidenti gravi occorsi in acqua fin dai primi di giugno e aumenteranno di certo, se è vero com’è vero che diventano – con costanza da circa un decennio – almeno un migliaio all’anno, dei quali quattrocento mortali. Un dato già di per sé impressionante, aggravato dal fatto che il pubblico medio dei colpiti è giovanissimo, addirittura minorenne.

Il che chiama in causa sia l’inesperienza, sia appunto la trascuratezza più o meno inconsapevole, sia – soprattutto – la distrazione o la mancata sorveglianza di figure adulte di riferimento implicitamente affidatarie della vigilanza preventiva e di una maggior consapevolezza sulla situazione.

È un dato di fatto impietoso da riferire ma non si esagera a sostenere che alla base di ogni incidente in acqua non c’è quasi mai la fatalità o l’elemento ambientale avverso, né tantomeno “l’alga che avviluppa i piedi”, o il “mostro marino”, o il “gorgo assassino” che trascinano sul fondo, quanto piuttosto il fattore umano – il celebre “human factor” degli incidenti aerei – ovvero un comportamento errato o non appropriato o del tutto inadeguato a conservare sempre quel senso di auto-salvaguardia, auto-protezione, che dovrebbe invece essere patrimonio comune.

Per contribuire a mitigare con corrette informazioni le conseguenze del problema, ieri sera alla Misericordia di Arezzo si è fatto il punto sulla questione in un atteso incontro condotto in modalità “case report”: e, nell’impossibilità di riferire qui per ragioni di spazio tutto quanto sia stato detto d’importante, ne abbiamo tratto un decalogo riassuntivo, di quelli che cioè possono considerarsi dieci semplici “spunti di riflessione”, veri e propri suggerimenti su cosa fare e specialmente cosa evitare nell’avere a che fare con l’acqua.

1-Valutare bene le capacità natatorie in base alle condizioni ambientali (temperature, meteo, onde, vento, a riva, al largo, su imbarcazione ecc), alle correnti e alle altezze (nell’eventualità di tuffi);

2-Mai trovarsi da soli in acqua – bisogna avere sempre un “compagno d’acqua” vicino – e soprattutto non avventurarsi lontano dalla riva, tantomeno se non si ha anche un natante d’appoggio;

3-Prestare estrema attenzione allo sbalzo termico tra fuori e dentro l’acqua, quindi non solo alla temperatura dell’acqua: situazioni come il corpo accaldato al sole, surriscaldato da attività sportiva o in fase digestiva, possono rivelarsi rischiose anche se l’acqua di per sé non è gelida;

4-Evitare proprio di entrare in acqua se non ci si sente in perfette condizioni di salute, dal punto di vista sia fisico sia psichico;

5-Attendere almeno quattro ore dai pasti principali e almeno due ore dagli spuntini;

6-Non forzare mai le proprie prestazioni fisiche;

7-Non arrampicarsi sulle scogliere;

8-Evitare di tuffarsi da mezzi di navigazione, sia fermi sia in movimento;

9-Non avventurarsi in apnee se non sotto diretta sorveglianza visiva ed evitare l'iperventilazione forzata: è una manovra abbandonata da molto tempo poiché inutile ai fini della prestazione e anzi capace di predisporre l’organismo a danni da apnea prolungata;

10-Nuotare nelle apposite aree riservate ai bagnanti (se ce ne sono) e in ogni caso mantenersi a distanza di sicurezza dai natanti e dai corridoi a loro riservati: il pericolo più frequente in acqua d’estate è restare travolti da natanti in transito!

«Ogni bacino idrico può nascondere un pericolo se sottovalutato – commentava il Presidente del Codacons Marco Donzelli già nel 2020, quando il periodo estivo tardò a partire per le conseguenze del lockdown ma poi ci fu una rincorsa ai luoghi di balneazione e un boom di incidenti in acqua… – La stagione estiva e la vacanza non sono una scusa per dimenticare le regole di sicurezza».

(NOTA – Tutte le immagini del servizio si riferiscono a esercitazioni dimostrative sull’impiego sempre più diffuso di unità cinofile – cani addestrati al salvamento in acqua – in un impegno di mezzi diversificato e integrato, a seconda delle situazioni, con moto d’acqua a idrogetto, barelle spinali galleggianti, “cucchiai” acquatici ecc. Il mondo del soccorso in acqua si va sempre più professionalizzando ma non può sostituirsi all’attenzione individuale e al senso di reciproca sorveglianza in acqua che dovrebbe vigere in ciascuno di noi, specialmente nei confronti dei minori, tantopiù se in età pediatrica.)   

Ultima revisione 28/6/2022

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