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La ragazza di Kiev torna a casa

Ratificato l’accordo tra Paolo Bruni (Pau dei Negrita) e la Misericordia di Arezzo per l’invio di un ingente quantitativo di farmaci e prodotti sanitari in Ucraina, grazie a quanto raccolto nella vendita per beneficienza dell’opera dell’artista. Un momento non solo simbolico di grande coesione cittadina. Vediamo perché.

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I fatti che hanno condotto a questo momento sono noti: l’artista “Pau” dei Negrita, al secolo Paolo Bruni, aretino, ha donato una somma importante alla Misericordia di Arezzo perché servisse al reperimento di farmaci, medicazioni e altro materiale sanitario da portare alle zone di confine con l’Ucraina …purtroppo il genere di aiuti umanitari al momento più richiesti.

Perciò aveva indetto la raccolta di tali fondi tramite la vendita per beneficienza della sua recente opera pittorica “La ragazza di Kiev”, realizzata con il pensiero fisso alla tragica situazione in Ucraina.

«È stata l’ispirazione del momento – ha raccontato ieri Pau nell’incontro di ratifica dell’accordo presso la Misericordia di Arezzo a chi gli ha chiesto cosa l’avesse portato a comporre l’opera – dettata da sentimenti di tristezza, stupore, angoscia, disperazione al pensiero di questa guerra. Così ho vissuto il bisogno e il desiderio di trasferire questo moto d’animo in disegno. Ed è uscita fuori “lei”. Che è l’effige d’una ragazza, ma avrebbe potuto esserlo di un anziano, di un bambino, d’un uomo o una donna…di ciascuno di noi, in fondo, immaginando di trovarci al posto di quelle popolazioni martoriate. Così poi è nata l’idea di trarne una raccolta di aiuti da trasportare fisicamente fin là!»

«Volevo anche essere sicuro – ha proseguito Pau – che si trattasse d’un invio con la certezza di arrivare sul serio dove desiderato, insomma proprio a chi ne avesse avuto più bisogno, attraverso le mani giuste… perciò ho pensato che quelle della Misericordia di Arezzo fossero le più adatte, data l’alta affidabilità per cui è nota la sua organizzazione.»

A questo punto il Governatore della Misericordia di Arezzo, prof. Pier Luigi Rossi, e il rettore referente per la Comunicazione dr. Ugo Bonelli hanno anticipato che lo svolgimento della missione per portare gli aiuti sanitari raccolti a destinazione è già in corso di pianificazione – il viaggio è questione di giorni – e che il nostro automezzo attrezzato farà parte di una colonna mobile composta anche da svariati altri Enti e istituzioni aretine, quale espressione corale dell’intera cittadinanza. In ogni caso ciascuna fase dell’intero viaggio, dalla partenza, ai punti del lungo percorso, fino all’arrivo e alla consegna del materiale sanitario, sarà accuratamente tracciato e documentato. «Perché la Comunicazione è servizio, non esposizione – ha chiosato il Governatore – e c’interessa dimostrarlo attraverso la nostra continua, quotidiana testimonianza

Ed ecco che “lei”, un’immagine quasi magnetica, quella di “La ragazza di Kiev”, per la sostanza che esprime e trasmette al solo guardarla, diventa anche simbolo. E, come tale, un veicolo di messaggio. Anzi, di messaggi, molti! Perciò Pau – che ci consentirà di chiamarlo “il nostro Pau” – ci ha fatto la graditissima sorpresa di donarci due originali dell’opera: uno quale regalo per tutti i nostri operatori, con autenticazione e dedica autografate, da custodire esposto nel salone volontari; l’altro, analogamente autenticato, da portare con noi fino in Ucraina, per consegnarlo personalmente a rappresentanti di quel popolo insieme agli aiuti sanitari.

È così che in un certo senso “La ragazza di Kiev” farà ritorno a casa. Cioè nelle zone da cui idealmente proviene. Perché i sentimenti non conoscono confini.

Come la speranza di Pace e di ritorno a casa per tutti coloro che si sono trovati catapultati nel dramma della condizione di profugo.

(Foto di Francesco Cianchi)

PS – C’è un dettaglio che colpisce della descrizione che Pau ha fatto della sua opera: vedete in alto a destra le due bande di colore giallo e blu? Non rappresentano solo un riferimento alla bandiera Ucraina, rispetto alla quale infatti appaiono invertiti: non il giallo dei campi di grano nella parte inferiore (l’Ucraina era considerata il “granaio dell’Europa” per le sue produzioni di cereali-n.d.r.) e il cielo azzurro nella superiore, bensì il contrario. Un “ribaltamento di orizzonti”, come l’ha definito Pau. Ed è così che l’ha voluto, per rappresentare l’improvviso disorientamento che la guerra ha imposto alla vita di tutti, un vero sovvertirsi di prospettive e sogni, spesso del tutto cancellati con le vite stesse che la guerra ha già ghermito.

E non possiamo fare a meno di notare che la riconosciuta somiglianza con i colori della Misericordia in questo modo sia ancora più fedele: infatti, a rigor del vero, i colori delle nostre divise sarebbero stati invertiti di posizione rispetto a quelli della bandiera Ucraina…azzurro nella parte di sotto e giallo in quella di sopra. Il nostro celebre “Giallo-Ciano”. Invece così la rassomiglianza è completa, colori e loro posizione.

Come sempre, nelle cose migliori sono i dettagli che fanno la differenza.  

  

Ultima revisione 14/4/2022

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