Per favore, no! Ma chi prende questo articolo per un’apertura ai “no-mask”, non ci ha capito nulla. Vogliamo solo ribadire la necessità d’un uso intelligente e informato di questo presidio cardine anti-contagio. E che le norme di cui già si vocifera non siano le solite “sceriffate”.
Dobbiamo purtroppo evidenziare, senza con ciò voler essere affatto considerati dei “no-mask”, come alcuni provvedimenti delle autorità istituzionali pecchino di un’assoluta mancanza di razionalità e di fondamento scientifico. È già successo nella prima parte della pandemia, quando non sapevamo quasi nulla; ma rischia di succedere ancora adesso, che invece dovremmo aver imparato ben più di qualcosa.
È di questi giorni, causa l’inequivocabile e purtroppo diffuso aumento dei contagi di cui abbiam già trattato, il cedimento sempre più allargato tra le autorità alla tentazione di ricorrere di nuovo all’obbligo della mascherina indossata “sempre, comunque, ovunque e da chiunque”, anche se si è da soli all’aperto.
Tutto questo mentre è scientificamente assodato e condiviso che la schiacciante maggioranza dei contagi avviene al chiuso e per il mancato distanziamento; mentre, se ci si trova all’aperto a distanza di sicurezza dagli altri, il rischio è quasi a zero. E ciò (anche) a prescindere dalla mascherina.
Cosa significa, che la mascherina non serve? Tutt’altro, ci mancherebbe! Serve eccome: se ti trovi pur all’aperto da solo ma senza poter evitare un assembramento, te la metti al volo, certo. Ma è il trovarsi in assembramento che resta la condizione da evitare o correggere! (E abbiam già spiegato nel precedente articolo in tema come fare a prestarci più attenzione…).
In estrema sintesi: la mascherina non può sostituire la distanza interpersonale! Né può sostituirsi all’intelligenza di chi vuole usarla ma correttamente e con discernimento.
Detto questo, diventa comprensibile l’intento vero delle autorità, che è molto più probabilmente quello di rendere più facili i controlli: uno senza la mascherina lo scorgi anche da lontano, lo individui pure in mezzo alla gente ecc. Ma resta l’insulto all’intelligenza delle persone – che non andrebbero trattate mai come fossero tutte scriteriate o stupide – perpetrato con provvedimenti che restano di fatto inapplicabili, perché complicano inutilmente la vita, e anzi sono proprio quelli che stendono il tappeto rosso al più sciocco atteggiamento “no-mask”.
Avete fatto caso che nei giorni scorsi diversi giornali hanno realizzato titoloni sulle “super-notizie” di 15 o 20 verbali per zona, elevati dalle forze dell’ordine nelle serate di movida? Cioè, stiamo alludendo a neanche due decine di multe in zone dove si assembrano centinaia, talvolta migliaia di giovani e meno giovani tutti “vicini-vicini” ogni sera! Quindi, di cosa stiamo davvero parlando?
Non viene neanche in mente a nessuno che magari sia meglio vietare – e applicare il divieto, s’intende – gli assembramenti in quanto tali, o il motivo stesso (se individuabile) che spinge tanti individui ad assieparsi tutti nello stesso posto alla stessa ora? Perché in Inghilterra non esiste lo stesso obbligo di mascherina “sempre e comunque”, ma sono state vietate riunioni di più di 6 persone, anche all’aperto e in area privata? E se poi dovessimo ammettere che qua non si riesca a prevenire o disciogliere un assembramento all’aperto, allora dovremmo ammettere anche di avere un problema perfino maggiore del coronavirus!
Quindi l’impressione è che quest’aria che tira dell’obbligatorietà della mascherina anche per uno che si trovasse da solo a spasso per strada e si sapesse mantenere a debita distanza da tutti – senza dunque costituire alcun pericolo, né per gli altri né per se stesso – sia in realtà la scusa di chi un po’ non sa che altri pesci prendere (dopo quasi 10 mesi di pandemia!), un po’ è preda d’una sorta di “panico istituzionale”, ma soprattutto manifesta incompetenza tecnico-amministrativa, oppure non ascolta abbastanza i competenti di cui pur dovrebbe essersi dotato.
Sono magari gli stessi decisori statali che piuttosto non rendono ancora conto pubblicamente del perché non si facciano abbastanza test diagnostici d’individuazione precoce dei nuovi contagi; del perché non arrivino quelli rapidi da screening esteso; del come mai l’App Immuni l’abbiano scaricata e installata in così pochi ecc.
Ma, si sa, vietare soltanto, dare ordini e basta, è sempre la strada più corta. E così – forse – ci troveremo di nuovo a non poter far altro che obbedire agli sceriffi con la mascherina in canna.
(Romano Barluzzi)
NOTA – Dati dell’ISS relativi alla settimana tra il 21 e il 27 settembre: 3.266 focolai attivi, di cui il 76,5% in contesto familiare; il 7,2% sul lavoro; il 4,5% in ambito ludico; e lo 0,4% scolastico. Già da tali dati è facile constatare come la maggioranza assoluta di questi focolai siano nati al chiuso e per mancanza di distanziamento. Chi sta da solo all’aperto non rischia nulla per sé stesso e non va temuto da nessuno, pur se non indossa la mascherina. Di fronte invece a una nuova obbligatorietà in tal senso, vorremmo almeno che non venisse imposta solo per trasformarsi in quel che è: un paravento. E non siamo noi a scoprirlo. Sapevatelo!
Ultima revisione 4/10/2020
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)