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La Sindrome della Capanna

Ovvero: '…ora che posso non voglio più uscire!'. Vediamo con lo psicologo perché nella Fase 2 possono capitare sensazioni così contrastanti e come fare per gestire o evitare il disagio che provocano.

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«Si chiama “Sindrome della Capanna” ed è la tendenza a evitare il contatto con lesterno dopo un lungo periodo di isolamento. È questo uno dei possibili effetti prodotti dalla cosiddetta “Fase 2”: se per molti questo periodo significa un ritorno graduale alla normalità (lavoro in ufficio, ricongiungimento con i familiari e sport all’aperto), per molti invece può causare disagio, tanto da far risultare tutt'altro che semplice e gradevole questa fase di lenta ripresa.

La comodità di trascorrere le giornate in tuta e pigiama ha favorito, infatti, listinto allauto-protezione dal contesto esterno, rendendo difficile abbandonare il proprio perimetro di sicurezza.

Diversi sono i fattori che possono alimentare la voglia di rimanere tra le mura di casa. Alla base potrebbe esserci la paura di scoprire che i propri punti di riferimento sono cambiati. Le persone abitualmente mostrano resistenza nell’accettare che i propri riferimenti sono mutati in modo marcato.

Si ha paura di tornare alla propria scrivania sulla quale è stata montata una barriera di plexiglass. Si ha timore nel vedere la propria città deserta, i negozi chiusi, i volti delle persone coperti dalle mascherine. Va evidenziato, inoltre, che il distanziamento fisico ci rende ancora più diffidenti, come se il distacco che dobbiamo mantenere rendesse ancora più pericoloso tutto. La nuova realtà può quindi disorientare, impaurire e per alcuni può risultare molto minacciosa.

Può comparire, a livello individuale, un senso di inadeguatezza, che deriva dal sentirsi a disagio in una condizione che prima veniva vissuta con spontaneità e percepita come la normalità. Infatti ci si chiede “Come mai adesso non riesco a uscire e prima lo facevo normalmente?”.

Da tutto ciò consegue che “restare a casa” è più facile, è meno faticoso rispetto a uscire e confrontarsi con una normalità profondamente diversa e con un eventuale senso di inadeguatezza.

Va comunque ricordato che il timore, più o meno accentuato, di uscire di casa può essere una delle più comuni reazioni in questo periodo di ripresa.

Le strategie per superare questo periodo ci sono. Un buon modo per liberarsi dal carico di emozioni che si agitano dentro di noi in questi giorni è quello innanzitutto di accettarle per quello che sono, senza reprimerle o nasconderle. É importante accoglierle e viverle senza particolari catastrofismi.

Un’altra strategia può essere quella di aprire la mente all’Altro per condividere proprio con l’Altro preoccupazioni e paure. Va ricordato che spesso ciò che ci fa paura, fa paura anche agli altri. Condividere le nostre emozioni con le persone a noi vicine ci consentirà di sentirne meno il carico e la pesantezza.

Fondamentale, è tenere presente che tutte le emozioni che si provano in questo momento sono condizionate e possono essere addirittura amplificate dal periodo particolare che stiamo attraversando. Tenuto conto di queste riflessioni e presa consapevolezza di ciò, è possibile leggere queste emozioni in un’ottica nuova e prenderne la giusta distanza.

Leggendole in ottica nuova e meno catastrofica, sarà forse possibile rivivere quelle emozioni positive che abbiamo messo in quarantena. Le emozioni positive che gradualmente usciranno saranno in grado di ampliare il nostro ventaglio di pensieri e azioni, promuovendo un approccio più propositivo nei confronti di questa nuova realtà.

Sono certa che questa delicata fase che stiamo vivendo possa diventare, per molti, un’ottima occasione di apprendimento e di crescita.» (Dott.ssa Benedetta Chimenti – Psicologa Clinica, in ritratto tra le foto dell’articolo)

NOTA – Cogliamo l’occasione per ricordare che l’Autrice fa parte del servizio di aiuto psicologico telefonico gratuito istituito dalla Misericordia di Arezzo insieme a FIDAPA e attivo al numero 3481516187 (dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 12:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00). Tale servizio prosegue anche dopo il 18 maggio p.v.

Ultima revisione 16/5/2020

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