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La Fase 2 secondo la nostra mente

Il supporto psicologico telefonico gratuito offerto da Misericordia in collaborazione con Fidapa resta attivo anche nella 'Fase 2'. Leggiamo intanto la dr.ssa Benedetta Chimenti su come la nostra mente può reagire al graduale ritorno alla normalità.

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«Fragilità, paura e speranza. Sono questi gli elementi chiave che ci dobbiamo aspettare nella cosiddetta Fase 2”. È per questo motivo che Misericordia di Arezzo, in collaborazione con Fidapa, ha deciso di proseguire il servizio telefonico di supporto psicologico gratuito, curato da psicologhe professioniste, attraverso il numero 3481516187 (attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 12:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00). È importante aiutare le persone nel recupero graduale della normalità.

Lisolamento forzato, al quale siamo stati obbligati nella Fase 1”, ci ha imposto uno sforzo al di sopra delle nostre capacità e ci ha portato in modo repentino alla perdita delle nostre abitudini e della nostra routine. Tutto ciò ha inevitabilmente determinato un senso di disorientamento e ha avuto un importante impatto sul benessere psicofisico di ognuno di noi.

Da giorno 4 maggio, è iniziato un graduale ritorno alla normalità, seppure con limitazioni. Questo significa che tutti noi dovremo fare i conti con una molteplicità di emozioni contrastanti: da una parte lansia, lincertezza, la perdita e la preoccupazione, dallaltra però anche sollievo e leggero conforto per il lento ritorno verso la normalità.

Lisolamento ha sicuramente portato delle conseguenze psicologiche negative: noi psicologi abbiamo rilevato un aumento di casi di insonnia, di disturbi depressivi o ansiosi. Dallaltra parte, però, può aver portato anche aspetti più positivi, come più tempo per riflettere su se stessi e per stare con la propria famiglia, più tempo per riprendere passioni trascurate. È probabile che alcune persone abbiano vissuto la dilatazione del tempo come una vera e propria opportunità di crescita.

Quali scenari, quindi, possono emergere dalla fase di ripartenza? È probabile che alcuni di noi possano provare nostalgia per quella condizione di confinamento che può essere diventata una piacevole routine. È un desiderio che riguarda, probabilmente, chi è riuscito a vivere la quarantena in armonia, scoprendo un nuovo equilibrio, rivelatosi inaspettatamente comodo. Per altre persone, il confinamento, può aver generato atteggiamenti difensivi che possono spingere a un comportamento iperadattivo che ha come conseguenza ladagiarsi nelle condizioni di isolamento. Per altre persone ancora, può comparire anche la paura del rientrare in contatto con lAltro. É impressionante come la relazione, la presenza dellAltro, proprio questa presenza così indispensabile alla nostra vita psichica, da un momento allaltro sia diventata una minaccia per la nostra vita.
C’è chi in questo lockdown ha trovato una gabbia (penso purtroppo a tutte le situazione di violenza domestica) chi un rifugio comodo, protetto e che ora ha paura di lasciare. Anche le paure cambiano. Nella pratica clinica, in questo periodo, ho assistito ad una metamorfosi della paura: allinizio, oltre alla paura relativa alla salute, prevaleva la paura della costrizione, del sentirsi chiusi e limitati nelle proprie libertà. Adesso, invece, le paure che compaiono possono essere quelle legate all'abbattimento di queste protezioni che ci hanno inizialmente costretto, ma anche protetto. Dando voce ad un mio paziente: Ho un folle desiderio di voler restare a casa, sono contento di tornare là fuori, ma in qualche modo il mio cervello mi fa resistenza. Mi chiedo che cosa troverò una volta uscito da queste quattro mura”. Ad oggi, quindi, vi è paura per una realtà che non è ancora definita, quindi non è più la stessa, ma non sappiamo esattamente com’è.

Prima sapevamo che stavamo a casa, era così e basta. Condizione stressante, ma, certa; adesso siamo chiamati a ricostruire nuove modalità di fare tutto con laggiunta della paura del contagio e della sensazione di perdita. In questi giorni, uscendo di casa, ci renderemo conto di quante cose sono cambiate e di quante cose abbiamo perso. Possiamo prevedere anche una caduta depressiva rispetto all'illusione che la quarantena avesse risolto tutto, invece ci confrontiamo con la consapevolezza che non è così, il virus è ancora tra di noi.

Lantidoto a tutto questo c’è: è reagire, ricominciare gradualmente a uscire con le necessarie misure di sicurezza. È importante ricordare che con le aperture della Fase 2” non vuol dire che il rischio sia finito.
C’è bisogno di unelaborazione per smaltire e far scorrere lo stress, e questo richiede del tempo, che può essere diverso per ciascuno di noi. La parola dordine è quindi elaborazione.

Lo psicologo avrà quindi una funzione fondamentale, in quanto dovrà fornire supporto nellelaborazione dellesperienza che stiamo vivendo. Da qui, secondo me, anche limportanza di ripensare la struttura dellassistenza psicologica: sarà necessario rivedere e riqualificare il ruolo dello psicologo, che dovrà far fronte a un inevitabile aumento di patologie stress correlate dopo questo periodo di emergenza sanitaria.

Come possiamo prepararci a ripartire? Bisogna farlo gradualmente, dobbiamo riabituarci un po’ alla volta. Va detto però che, così come il corpo, anche la mente ha un suo sistema immunitario che tende naturalmente alla guarigione. Una strategia, per ripartire e quindi facilitare la guarigione, è cercare nella nostra storia personale episodi del passato in cui siamo stati messi alla prova e chiederci: Cosa mi ha aiutato di più in quel momento difficile? Qual è stata la risorsa interna che mi ha permesso di superare quella situazione avversa?”

Lo sappiamo: siamo in una situazione che non dipende da noi, non possiamo cambiare le condizioni esterne, ma possiamo, invece, modificare il nostro dialogo interiore. È importante stare nella situazione, vivere il qui ed ora, accettare e accogliere i sentimenti di frustrazione, tristezza, rabbia senza però coltivarli con un continuo rimuginio in modo catastrofico.

Penso sia fondamentale, in questa fase, continuare a nutrire il desiderio della vita, ci dobbiamo conciliare con questo nuovo presente, ridefinendone le coordinate e le direzioni. Risulterà vitale intravedere uno spiraglio di speranza, così come sarà importantissimo rispettare le regole, provando a sentirsi parte di unintenzione collettiva. Credo che sentirsi parte di una finalità collettiva ci farà sentire anche meno soli.

Impegno comune di noi professionisti sanitari sarà quello di rendere immune anche la mente da questo virus, purtroppo penso che se il danno alla salute fisica riguarderà solo chi è stato colpito da questa malattia, quello psicologico riguarderà molte più persone.

Sulla base di questo, noi psicologi abbiamo sviluppato una forte interconnessione con il territorio, a partire dai medici di base, per intercettare le situazioni di disagio e agire prima che possano svilupparsi patologie conclamate.
Il supporto psicologico gratuito offerto da Misericordia in collaborazione con Fidapa sarà, quindi, mantenuto attivo anche nella seconda fase, in quanto crediamo che sia fondamentale continuare ad esserci per chi ne avrà bisogno.

Fermamente convinti che la prima azione della cura sia quella di restare accanto a chi soffre.» (Dr.ssa Benedetta Chimenti, Psicologa)

NOTA – Le immagini dell’articolo ritraggono l’Autrice con due colleghe e sono di repertorio FIDAPA, realizzate poco prima dell’ingresso nel periodo dell’epidemia da coronavirus SARS-Cov-2.

Ultima revisione 10/5/2020

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