Notizie

BENVENUTO, QUESTO E' IL VECCHIO SITO TI INVITIAMO A VISITARE

IL NUOVO SITO DELLA MISERICORDIA (clicca qui)
. Buona navigazione!

Quanto resiste il virus sulle superfici

È questo uno degli argomenti su cui si sono più scatenate le dicerie in quest'ultimi giorni. Vediamo di fare un po' di chiarimento che possa esserci utile, in casa e ovunque. Per capire cosa c'è di vero.

ok-superfici copia.png

In uno dei nostri recenti articoli sul virus SARS-Cov-2 responsabile della COVID-19 abbiamo parlato, tra le principali “buone pratiche di comportamento” da tenere per contrastarne il contagio, anche della disinfezione delle superfici che ci circondano e con cui più frequentemente veniamo in contatto.

In quell’occasione, dove elencammo le spiegazioni al decalogo approvato dal Ministero, al punto 6 abbiamo scritto: 6-Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcool. Sulle superfici di oggetti, ripiani, sedie, tavoli, scrivanie e suppellettili varie possono depositarsi cariche virali concentrate nelle goccioline acquose provenienti – come descritto sopra – dalle emissioni fuoriuscite dalle alte vie respiratorie, o lasciate in giro per l’intermediazione dei contatti casuali delle dita. Pur se il virus non resiste da solo in ambiente esterno – si deteriora entro pochi minuti – è buona norma disinfettare anche tali superfici esposte.

Era il 12 marzo…appena una manciata di giorni fa! Al momento non c’erano ulteriori informazioni in merito, né tantomeno studi specifici pubblicati. Tanto che, da quel giorno, numerose fakes-news si sono diffuse sul web – tanto per cambiare –, tipo l’audio-bufala che accreditava al coronavirus la capacità di resistere 9 giorni sull’asfalto (!); e alcuni nostri lettori ci hanno chiesto precisazioni in merito. Che oggi possiamo dare.

Nel frattempo è infatti uscito un solo studio specifico sul virus SARS-Cov-2 scientificamente condotto e attendibile (mentre in precedenza ci si basava solo su estrapolazioni da altri coronavirus umani conosciuti, come SARS e MERS), da parte d’un gruppo di ricerca coordinato dai National Institutes of Health (Nih) americani con la partecipazione dell'Università di Princeton e dell'Università della California. I risultati sono pubblicati su “medRxiv” e riassunti anche su “medicalfacts”, come raggruppati nell’infografica che alleghiamo (ripresa proprio dal sito di “medicalfacts”).

Lo studio ha preso in esame 4 tipi di superfici, a seconda del materiale di rispettiva composizione: acciaio inox, cartone, rame e plastica (polipropilene). Si è simulato un ambiente con temperatura media tra i 21 e i 23°C con umidità relativa del 40% (come è nelle nostre case). Il più inospitale per il coronavirus è apparso il rame, sul quale la carica virale si dimezza in meno di 2 ore e a 4 ore è completamente azzerata. Gli va un po’ meno male sul cartone: si riduce alla metà in 5 ore e sparisce del tutto entro 24. Materiali in cui invece al confronto di questi va a nozze sono l’acciaio inossidabile e la plastica (in compenso i più facili da pulire e disinfettare): tempo di dimezzamento rispettivamente di 6 e 7 ore e tempo di abbattimento totale 72 ore in entrambe i casi.

C’è inoltre da precisare che lo studio ha usato il nuovo coronavirus in cariche prestabilite come presumibilmente infettanti; la virologia in generale ci dice però che il potere infettante reale di un virus dipende – tra i molti fattori – anche proprio dalla carica complessiva, la quale è realmente infettante solo oltre certe quantità e concentrazioni, e sempre che siano contenute in materiale organico in quanto – come tutti i virus – anche questo è una forma di vita “parassitaria”, cioè non si replica più se si trova fuori dalle cellule viventi dell’ospite. In altre parole, non basta un virus singolo, né un suo piccolo quantitativo né tantomeno sue particelle componenti per dare la certezza che possa infettare. Inoltre, la sua inattivazione da parte dei normali detergenti e il suo abbattimento con i comuni disinfettanti sembrano ricalcare quelle dei coronavirus precedentemente noti. In conclusione, non ci sono da prendere misure aggiuntive particolari rispetto alla normale igiene delle superfici che andrebbe sempre praticata, così come per il discorso fatto a proposito delle mani.

C’è solo da ribadire che il contatto successivo delle dita con il viso, il naso, la bocca e anche gli occhi è il principale veicolo di trasmissione dell’infezione. Dunque va rimarcato che la cosa che conta di più, oltre al distanziamento di sicurezza interpersonale per sottrarsi al droplet individuale (goccioline emesse dalle alte vie respiratorie) specie in corso di tosse e starnuti, nonché la normale igiene e disinfezione delle mani, è l’evitare ogni gesto di auto-contatto.

Riguardo ancora all’igienizzazione delle superfici bisogna anche considerare di individuare delle priorità perché sarebbe impensabile – in quanto inutilmente arduo – ottenere l’igiene assoluta di ogni centimetro quadrato: meglio stabilire, ad esempio, di dare precedenza a maniglie, spalliera delle sedie, pomelli dei cassetti, piani d’appoggio frequente, oggetti d’uso (anche telecomandi tv, cellulare, tastiere pc…), insomma ognuno di quei punti che sappiamo essere più toccati in base alle nostre abitudini, a com’è fatta dentro la casa ecc.

Tutto ciò resta senza dubbio più importante e più facile da fare che preoccuparsi di sapere di che materiali siano composte le superfici che tocchiamo e del mettersi a fare i conti di quanta carica virale infettante ci possa essere ancora sopra.  

Ultima revisione 24/3/2020

Questo sito utilizza i cookie. Continuando a navigare il sito accetti i termini e le condizioni previste per l'utilizzo dei cookie.

Leggi di più Accetto

Testimoni di Cristo

Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)

INDIRIZZO

Misericordia di Arezzo
Via Garibaldi, 143
52100 AREZZO (Ar)
T: +39 0575 24242