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Lettera di Domenico Giani ai Volontari della Misericordia di Arezzo

Il Generale Domenico Giani, rimasto sempre nostro caro confratello, è stato com'è noto dal 2006 il Comandante - alias Prefetto - della Gendarmeria del Vaticano, in pratica il 'capo della sicurezza' del Santo Padre, un delicatissimo ruolo che ha saputo ricoprire al meglio e ininterrottamente fino al 2019 sotto tre Papi. Oggi rivolge questo pensiero scritto alla Misericordia di Arezzo tutta. (Allegato in fondo l'originale della lettera autografata in pdf).

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Carissime sorelle e carissimi confratelli,

                                                                       già da tempo avrei voluto scrivere un pensiero; in verità, nel periodo di Natale (sembra già lontano …) quando ho visto i due bei video prodotti per gli auguri natalizi e di nuovo anno, insieme alla proposta di diventare volontari della nostra amata Confraternita, volevo appunto ringraziarVi, sentendomi orgoglioso di appartenere a questa solida Istituzione.

            Come molti di Voi infatti sanno – nonostante un’assenza da Arezzo di quasi 40 anni, interrotta per qualche periodo -, sono entrato nel servizio attivo della Misericordia quando avevo 12 anni … insomma, qualche tempo fa! E per me la Misericordia è stata una base, un caposaldo essenziale della mia educazione e formazione, insieme ad altre esperienze ecclesiali, che mi ha fatto crescere nella consapevolezza del servizio ad un bene comune, sfociato poi nell’arruolamento nella Guardia di Finanza, per proseguire nei Servizi di Sicurezza, ed infine in Vaticano, così, e il susseguirsi di una vocazione.

            Si!, la risposta – come ho scritto in una lettera indirizzata ai volontari della Croce Bianca, dopo una conversazione con il Presidente Rossi – ad una chiamata che ognuno di noi ha ricevuto nel proprio intimo, nella propria coscienza, decidendo di donare spazi personali e familiari per offrirli al prossimo, sacrificando tempo e forze per un progetto comune, quello della solidarietà nel gratuito servizio; oggi, si aggiunge in voi, anche una maggiore, vera professionalità che è data dai corsi di formazione, facendo del volontario un autentico esperto di difesa civile.

            Carissimi Amici,

                                     Vi ho pensato poi, quotidianamente, in questi giorni: da quando è iniziato il coronavirus (essendo un costante lettore dei quotidiani, della carta stampata e della rete locali) ho visto quanto – da subito – la nostra Misericordia è entrata in campo, con coraggio e con forza: dall’ambulatorio mobile, al servizio di aiuto (spesa e medicine) per anziani ed ammalati nelle loro abitazioni, alle ambulanze attrezzate per questa grave emergenza, a tante altre cose che non saranno riportate dalla notizia, ma faranno parte di un tesoro interiore che ognuno di Voi porta nel cuore.

            Oggi ci sentiamo tutti un po’ più italiani: io – e lo dico da Comandante e da militare – credo che per noi, sorelle e fratelli della Misericordia, sia davvero anche il tempo per riscoprire il c.d. spirito di corpo, quell’insieme di valori, di qualità, di doti e propensioni -  fondato sulle tradizioni etiche,   storiche e di solidarietà - che da ben 8 secoli segna l’azione delle Misericordie; l’assistenza e l’aiuto alla Persona sono da sempre gli scopi principali, non scordandoci però – nella necessaria formazione tecnica – anche di quella spirituale. Siamo volontari nella Misericordia, trovando riferimento e fonte, nella Parola del Signore.

            Sempre, sin da giovanissimo, sono rimasto affascinato dal bassorilievo che si trova sopra la porta del Governatore, con l’immagine del Buon Samaritano; quella parabola e quell’esempio, insieme all’insegnamento che fu alla base della nascita delle prime Confraternite - “non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra [Mt, 6-3]”-, dovrebbe essere la vera strada su cui camminare, oggi, come allora, quando le Misericordie si trovarono spesso a svolgere un ruolo da protagonista sul piano religioso e civile, intercettando i bisogni della popolazione, che il volontario è chiamato a servire.           

Termino questa lettera esprimendo – dal profondo del mio cuore – il sentimento vero, di commossa gratitudine ed ammirazione per tutti e ciascuno di voi, sapendo per certo quale sia lo sforzo personale e familiare che state affrontando, non scevro da oggettivi e reali pericoli (non sono pochi i volontari infettati in questo periodo), sfidando e fronteggiando con passione ed amore verso il prossimo, questo particolare momento della nostra storia, con atti di autentica eroicità, come mi ha testimoniato il nostro caro Governatore, che a sua volta si spende con grandi, generosi sentimenti.

            Rinnovo così la gratitudine al governo dell’istituzione – dal Governatore appena menzionato, al suo Vice, al Cappellano, ai Rettori, al Responsabile della Compagnia Attiva, a quello dei Donatori di Sangue -, così come ai dipendenti, i giovani del servizio civile, a tutti….

            Alla nostra amata Madonna del Conforto – per intercessione del Patrono delle Misericordie San Sebastiano -, affidiamo il nostro servizio e la nostra bella città (e provincia).

            Con affetto sincero, 

Domenico Giani

Vaticano, 16 marzo 2020

 

Ultima revisione 16/3/2020

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