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La missione del ringraziamento

C'è stata una nostra recente missione presso la sede della Misericordia di Terrasanta a Betlemme di cui non abbiamo ancora parlato. Lo facciamo adesso per darle il giusto risalto ora possibile, data la speciale connotazione che ha avuto. Questa.

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Siamo stati soliti descrivere – specialmente attraverso la voce dei protagonisti che si erano avvicendati in quei luoghi – praticamente ogni missione di nostri volontari presso la sede della Misericordia in Betlemme.

Ogni volta abbiamo cercato di farlo nel modo migliore e più affine alle caratteristiche e alle peculiarità che le varie missioni avevano avuto, impegnandoci sempre a diversificarle l’una dall’altra.

Questa volta ci piaceva farlo attraverso le espressioni di soddisfazione e conseguente ringraziamento ricevute dal coordinatore della Misericordia di Terrasanta: Elias Almarajda in persona… come avevamo anticipato in un precedente articolo sulla sua visita qui in Arezzo, quando s’è intrattenuto anche a visitare la nostra sede e a trascorrere una serata con diversi di noi.

Riguardo alla missione a Betlemme di cui intendiamo parlare stavolta, essa s’era svolta dal 16 al 23 febbraio scorso e aveva coinvolto come partecipanti Paola Mattesini, Pino Cocolicchio, Gianni Brilli (della Misericordia di Subbiano ma anche nostro volontario) e Luca Pistocchi (Governatore della Misericordia di Subbiano).

La particolarità di tale missione è consistita nel fatto che è stata colta anche come occasione per provvedere a consegnare fisicamente nelle mani della stessa Misericordia di Betlemme una cospicua somma in denaro di varia provenienza.

Ebbene ecco il testo integrale della lettera a firma di Elias Almarajda che, in seguito a questa consegna, abbiamo poi ricevuto dalla Misericordia di Terrasanta, datata 4 maggio scorso e rivolta appunto congiuntamente alla Misericordia di Arezzo e a quella di Subbiano:

«Carissimi Governatori

Per conto della Misericordia di Betlemme vorrei ringraziarvi per la generosa offerta, il vostro impegno ad aiutare le attività di carità è sinceramente apprezzato dalla nostra Confraternita.

Ogni anno la Misericordia continua a profondere il suo impegno nel territorio di Betlemme attraverso i nostri piccoli progetti che riguardano la comunità Cristiana povera, in particolare gli anziani, i disabili e i bambini abbandonati.

L’obiettivo è continuare a fare affinché la Misericordia stia accanto a tutti con l’aiuto delle donazioni provenienti dai sostenitori come Voi per migliorarci nel fare del bene.

La suddetta offerta ha avuto differenti impieghi. Parte è stata destinata alla nostra sede per l’acquisto di una piastra a induzione e per la sistemazione dell’impianto idraulico della cucina. Ciò ha contribuito e contribuisce a un miglioramento della permanenza dei volontari presso la nostra sede. Parte è stata dedicata anche all’acquisto di generi alimentari per le strutture: Casa di Riposo dell’Antoniano e Centro Madre Teresa. Infine sono stati acquistati due passeggini, tre seggiolini e svariati riduttori per sedie a rotelle per il Centro Hogar.

Vi ringraziamo ancora per il vostro generoso supporto ai nostri sforzi finalizzati al buon esito di questa missione.

Con i migliori auguri e che Dio ve ne renda merito.»

F.to il Presidente

Dott. Elias Almarajda

Per tutto il resto parlano da sole le immagini che potrete vedere caricate nella foto-gallery allegata: erano tante, di molti momenti, luoghi e persone, secondo un coinvolgimento globale in questa nuova avventura della consapevolezza che colpisce e resta dentro, già al solo osservarle.

Dopotutto, quando i protagonisti le guardano e riguardano per la cernita finale di quelle da collegare all’articolo, trovano difficile separarsene e non fanno che rievocare:

«Sai, vai lì e – nonostante ti abbiano avvertito – mica lo sai bene cosa ti aspetta… né hai ben chiaro cosa ti aspetteresti tu! Così l’impatto è ancora più intenso. A tratti diventa un vero e proprio scollamento che ti fa provare una sensazione di shock!»

«Prima la modernità di un mondo – quello israeliano, dello sbarco all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv – poi all’improvviso territori radicalmente diversi, arretrati e in povertà, quelli palestinesi alla volta di Betlemme… e cominciano già nei dintorni del confine.»

«Ci vogliono un paio di giornate per iniziare a capire le varie situazioni… al terzo giorno comincia a esserti tutto più chiaro, i tuoi compiti, le varie persone bisognose e le possibili modalità di interazione con loro… i bambini abbandonati, i malati psichici, gli anziani ecc.»

«Ma il disagio – latente e al contempo percepibile un po’ ovunque – riguarda tutta la popolazione, non solo queste fasce di particolarmente bisognosi.»

«L’aspetto più difficile da provare, da accogliere, è consistito proprio nell’accettazione di vedere tante diversità … se ne sente parlare prima, si crede di essersene fatti almeno un’idea, ma non è così finché non ti ci trovi fisicamente e solo allora te ne rendi conto…»

«Di positivo abbiamo riscontrato la straordinaria bravura di tutto il personale ma in special modo delle suore: l’amore e la serenità della missione che praticano, il come fanno quel che fanno tutti i giorni, in ogni gesto o momento.»

«Vien da chiedersi se e come questa esperienza possa servirti nel volontariato di qua, di casa nostra e … beh, una cosa è certa: si fa tesoro dell’umiltà che ti dà! Impari a non dare nulla – ma proprio più nulla – per scontato.»

«L’esperienza da genitore devi metterla tutta da parte e cercare prima di capire le reali esigenze insite nelle richieste che ti si manifestano lì… allora avverti meglio il senso concreto di ascoltare, ascoltare, ascoltare…»

«Ci sono capitati turni in cui il tuo operato consisteva nello sbucciare gli aranci. Per ore. È un qualcosa che lì per lì ti lascia perplesso ma poi vedi che è esattamente quello che gli serve e contemporaneamente tutto ciò che tu puoi fare di più importante in quel momento per loro.»

«Forse tornarci servirebbe e la voglia in effetti ti assale già ancor prima di ripartire: desideri una seconda volta per aggiustare il tiro del servizio da rendere. La prima volta è l’incognita, la seconda sarà la certezza.»

(In foto d’apertura: Elias Almarajda insieme alla nostra Paola Mattesini. Nella galleria dedicata tutte le immagini)

Ultima revisione 11/8/2019

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