La Misericordia di Arezzo piange un confratello che per molti anni è stato un riferimento importante.
Che Iddio te ne renda merito: è’ il motto delle Misericordie, ed è l’augurio che oggi rivolgiamo al confratello Francesco De Robertis, che questa mattina è tornato alla casa del Padre.
“Che Iddio te ne renda merito”, perché quando si fa del bene, come dice il Vangelo, non deve sapere la tua destra cosa fa la tua sinistra: e quindi, l’unico ringraziamento che può accettare un confratello di Misericordia è proprio questo.
Francesco De Robertis è stato un riferimento importante nel mondo delle Misericordie. Governatore della Misericordia di Arezzo negli anni 90, è stato poi consigliere delle Misericordie d’Italia, per diventare nuovamente Governatore della Misericordia di Arezzo.
Sempre sorridente e mosso da autentico spirito di fede e di servizio, ha sempre svolto i suoi compiti con perizia e dedizione, presente e pronto ad ascoltare tutti, accompagnando la Misericordia nei cambiamenti che i tempi hanno richiesto.
Le parole che seguono sono tratta da un suo saluto all’associazione, e rispecchiano esattamente il suo sentimento di attaccamento cristiano alla nostra Misericordia: “Il Magistrato è impegnato a realizzare un’Associazione nella quale il servizio generoso verso gli altri non risponda solo ad un vago impulso di altruismo, ma sia invece sempre più spinta dal cristiano impegno a vivere le opere di misericordia confrontandoci costantemente con la questione di fondo che è quella del “chi siamo”.”
La Misericordia di Arezzo, e in generale il mondo del volontariato, perdono una bella persona e piangono la sua scomparsa.
Il Magistrato, il Consiglio degli Uffiziali e tutta la Compagnia attiva della nostra associazione, sono vicini alla famiglia con la preghiera.
I funerali avranno luogo domani, 4 giugno alle ore 15, alla Pieve.
Ciao Francesco, ci mancherai, ti abbiamo voluto bene: che Iddio te ne renda merito.
Ultima revisione 3/6/2018
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)