E’ ancora vivo il ricordo del nostro intervento di assistenza socio-sanitaria in occasione del naufragio della Costa Concordia. A quattro anni esatti dall’accaduto.
Ieri 13 gennaio è stata una data che per alcuni dei nostri soccorritori rievoca un intervento denso di significati e storicità. Alle 21:45 di quello stesso giorno di quattro anni fa, nel 2012, avvenne l’urto della nave Costa Concordia contro le scogliere dell’Isola del Giglio. Una collisione fatale al bastimento, che naufragò in poche ore appoggiandosi sul suo lato destro contro l’isola. Così un evento che aveva dell’incredibile finì sotto gli occhi di tutto il mondo e costò alla fine 33 anime. Quando ancora poco si sapeva sul disastro un nostro gruppo di volontari con una nostra ambulanza prese parte alla colonna mobile (insieme ad altre associazioni) facente capo al 118 che fu dapprima messa in preallarme e all’indomani – il 14 gennaio, cioè oggi di quattro anni fa – chiamata a intervenire sul posto per dare il proprio contributo in ausilio alla situazione.
Ne fecero parte Leonardo Giannetti, Claudio Donnini, Mauro Betti e – come “disaster manager” 118 – Luca Pancioni con il medico Francesco Donati. Parlando con alcuni di loro oggi si tocca con mano quanto il ricordo di quell’intervento così particolare sia ancora vivo.
«Fummo dislocati presso il PASS (Punto di Assistenza Socio Sanitario – ndr) di Porto Santo Stefano allestito presso la palestra delle scuole medie del posto, a ridosso del porto – comincia così il racconto di Claudio Donnini e Luca Pancioni – e il nostro compito fu quello di supporto sanitario e psicologico dei sopravvissuti mentre si trovavano in attesa di essere riavvicinati a casa o ricongiunti ai loro cari. Ma spesso si trattò di assistere queste persone mentre aspettavano notizie su chi era con loro a bordo fino a poche ore prima e mancava ancora all’appello!»
Si può solo cercare d’immaginare lo strazio di questi momenti ma è difficile riuscirci.
Ci aiuta la testimonianza dei nostri che così prosegue: «In tali circostanze quegli scampati al disastroso naufragio ci raccontavano tutto il dramma che avevano appena vissuto e quello che stavano ancora vivendo e tutto ciò pareva almeno alleviare il loro disagio, sembravano liberarsi delle loro paure. I ricordi delle loro parole, dei loro sguardi o gesti, sono ancora talmente presenti in noi – ci dicono i nostri quasi all’unisono – che a distanza di quattro anni il solo pensiero ci riporta a quei momenti e ancora ci commuove… come se tutto fosse avvenuto appena ieri!»
Ultima revisione 14/1/2016
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)