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Il cammino di Sorin

Parte oggi il nostro Sorin Valentin Stanica per compiere il celebre pellegrinaggio di Santiago di Compostela: oltre 900 chilometri a piedi.

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Stamani ha preso il treno per Firenze alle 11:00. Da lì l’aereo per Pamplona in Spagna, a 100 km dalla partenza vera del pellegrinaggio a piedi, che inizia da Saint Jean Pied de Port, in Francia, dove c’è il centro d’accoglienza del pellegrino. “Così praticamente – ci ha detto Sorin prima di partire – attraverserò i Pirenei due volte: prima in autobus da Pamplona, poi in seguito alla vera partenza a piedi per tornare verso la Spagna, come il vero percorso di Santiago prevede”.

Il cammino termina a Finisterre, alias Finis Terrae, oltre Santiago di Compostela, in riva all’Oceano Atlantico, letteralmente ‘fine della Terra’, località oltre la quale prima della scoperta delle Americhe si pensava finisse il mondo per come gli uomini di allora lo conoscevano.

La chiacchierata con Sorin prosegue così.

Sorin, qual è il significato originario di questo cammino di Santiago?

“Il cammino rievoca il percorso fatto da uno degli Apostoli di Cristo (Giacomo il Maggiore), evangelizzatore di quelle zone, che in osservanza del disposto ricevuto da Gesù di portare il verbo in giro per il mondo compì proprio questo percorso... La tradizione vuole che la sua salma sia stata riportata in sepoltura proprio a Santiago di Compostela, che perciò sarebbe oggi la località della sua tomba.”

Su alcuni dei documenti del viaggio – una sorta di passaporto del pellegrino, con tanto di spazi in cui i paesi di sosta appongono le timbrature del passaggio, ndr – si nota questo disegno ricorrente della conchiglia… di che si tratta?

“La conchiglia è diventata il simbolo stesso del pellegrino – per l’esattezza una conchiglia dove si riconosce anche una croce e addirittura una spada – perché veniva raccolta in riva all’oceano assumendo significato di testimonianza del cammino compiuto, della destinazione raggiunta. E’ probabile che inizialmente costituisse anche la miglior fonte di cibo naturale per chi percorreva la Galizia data l’abbondanza del mollusco sulle coste sabbiose. Ho letto che il nome stesso di questo organismo marino la dicesse lunga: Pecten jacobeus, in Italia chiamato ‘cappa santa’, in Francia ‘coquille de S. Jacques’… ossia di San Giacomo, appunto.

Qualche numero che tracci un identikit del cammino?

“Oltre 900 chilometri a piedi in circa 30 giorni, a 30 km al giorno di media, camminando per circa 7-8 ore nelle 24, alla velocità di crociera di 4 km orari.”

Dove sosterai?

“Le soste sono previste nei cosiddetti ‘Spedali’, ostelli gestiti dalle municipalità o dalle parrocchie, a volte vere e proprie Chiese, segnalati in apposite guide: una sorta di centri di accoglienza e ristoro del pellegrino…”

Da dove ripartirai per il rientro?

“Da Santiago stessa, o da Madrid. In effetti, non potendo prevedere la data esatta, non ho preso il biglietto aereo di ritorno. Dovrò vedere al momento.”

Si tratta di un tracciato preciso o ce ne sono anche altri?

“Io faccio il cosiddetto ‘cammino francese’. Però ce ne sono altri – l’inglese, il portoghese, il ‘del nord’, ecc – con differenti lunghezze. Quello francese è uno dei più lunghi.”

Sorin… come t’è venuta questa idea?

“E’ successo 5 o 6 anni fa leggendo il libro di Paulo Coelho “Il cammino di Santiago”. Ma se vuoi sapere il perché, quale fosse la motivazione… posso dirti che, come nessuno lo fa per caso – chi per un amore finito, chi per ritrovare una perduta ispirazione, ecc – io stesso ho sentito una specie di chiamata dal cuore, non saprei definirla meglio. Del resto il mio vero ‘perché’ ancora non lo conosco… e credo che lo scoprirò solo una volta fatto il percorso fino in fondo. Però pensandoci meglio forse un primo motivo lo trovo nel senso di ringraziamento che credo di dovere alla vita… una vita fortunata, la mia, con una bella famiglia, un lavoro che mi piace… insomma è come se desiderassi ringraziare per aver ricevuto tanto.”

Ti sei allenato per questa ‘impresa’?

“Mi sono allenato, si, ma non esageratamente… Ho soltanto iniziato con una certa costanza a camminare di più, ogni giorno… fino a questa partenza.”

Cosa porti con te?

“Uno zaino con pochi indumenti leggeri – dato il periodo stagionale, il peso complessivo del contenuto, ecc – e qualcosa di tecnico come la giacca a vento, un antipioggia… Soprattutto le scarpette sono tecniche e in più mi porto un paio di sandali. L’acqua la prendo via via nei paesi che attraverso, con me farò in modo di averne sempre un litro, ma non di più. Ci sono alcune tappe da oltre 10 ore di cammino e circa 38-40 km… quindi l’acqua non deve mancare, ma anch’essa pesa, dunque nemmeno può essere troppa.”

Potrai comunicare?

“Certamente. Quasi in tutti gli ostelli c’è il wifi gratuito dunque sono poche le tappe in cui non ci sia possibilità di comunicare… In ogni caso per l’alimentazione elettrica del cellulare ho anche un caricabatteria solare regalatomi da un nostro volontario!”

Mi pare un utile contributo…

“Ognuno dei componenti della Misericordia ha contribuito come poteva, dai volontari ai colleghi dipendenti ai dirigenti: chi con una guida, chi con un libro (il piccolo Vangelo in foto), chi con un braccialetto rituale, chi con il suo amuleto del pellegrino (la conchiglia-simbolo nella foto, ricevuta da un confratello della Misericordia di Subbiano), chi con preziosi consigli… Un regalo in più per cui ringrazio è l’augurio delle suore di Betlemme, mi hanno detto che pregheranno per me. Un grande ringraziamento va al Magistrato e al Governatore, che mi hanno sostenuto fin dall’inizio, nonché naturalmente alla mia famiglia per la costante vicinanza.”

Hai anche una maglietta della nostra Misericordia nello zaino?

“Si, così porto con me i colori della Misericordia di Arezzo: indosserò questa maglietta con le insegne e i colori istituzionali dell’associazione in ogni occasione che potrò. Dopotutto è la prima volta che un componente della Misericordia di Arezzo compie questo pellegrinaggio famosissimo in tutto il mondo e così caro alla Cristianità intera.”

Ultima revisione 30/4/2015

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