Un incontro presso la nostra sede fa il punto sull'epidemia e su cosa si possa fare o evitare in ambulanza. Scongiurando ingiustificati allarmismi.
Ospitato presso la nostra sede
s'è tenuto il 29 ottobre scorso un incontro cruciale sulla questione Ebola, l'epidemia ultimamente al centro di tante attenzioni da parte di un'opinione pubblica
spesso impaurita quanto disinformata dai grandi media.
Il Dr. Massimo Mandò, capo del
dipartimento emergenza e urgenza e del 118 di Arezzo; il Dr. Danilo Tacconi,
direttore del reparto Malattie Infettive della nostra Asl, e il Dr. Michele
Mecca, infettivologo, responsabile
dell'Unità Operativa di igiene delle strutture sanitarie aziendali, hanno così esposto al mondo del volontariato che gravita attorno
ai servizi d'ambulanza le informazioni più aggiornate sul fenomeno e le
indicazioni su come ci si possa e ci si debba comportare al riguardo, specie
nello svolgimento della quotidiana opera di soccorso sanitario e assistenza sui
nostri mezzi.
Riassumendo le informazioni date,
intanto si può dire subito che il rischio di contagio nel nostro Paese - come
anche negli altri Paesi occidentali - è considerato remoto (ancora nessun caso
registrato in Italia).
Anche certi luoghi comuni
diffusisi ultimamente, come il sospetto che il fenomeno migranti potesse far
aumentare il rischio, sono stati confutati dalle informazioni fornite dai
relatori, anche in risposta alle diverse domande loro rivolte dagli intervenuti: per restare all'esempio migranti, il tempo che occorre per coprire le enormi
distanze tra i Paesi africani dell'epidemia e le coste del Mediterraneo è di
molto superiore al periodo d'incubazione della malattia. Per questa e altre
ragioni è stato chiaramente ribadito che il rischio di contagio da Ebola
relativo ai migranti è pari a zero.
Le sole persone che possono
andare e venire dai Paesi a rischio in tempi brevi, in quanto usano il mezzo
aereo, sono gli operatori delle organizzazioni sanitarie e umanitarie, che però
sono sistematicamente sottoposti a quarantena al rientro nel loro Paese.
Comunque l'intera serie di
corrette informazioni fornite sulla malattia e sull'agente patogeno che la
provoca serviranno come base di partenza per meglio comprendere e applicare una
più efficace prevenzione, e ne daremo un approfondimento più dettagliato sul
prossimo rinnovato notiziario della nostra Misericordia, di imminente
pubblicazione.
Ma ciò che intanto si può
desumere di più interessante dall'incontro è che determinate modalità di
comportamento in fondo sono le stesse che si dovrebbero tenere sempre, in
quanto norme generali di igiene e profilassi, anche per scongiurare malattie
infettive già in essere, come la tubercolosi, l'hiv o la meningite.
In tal senso, tanto per citare
qualche esempio, il richiamo più pressante è stato fatto a proposito dell'uso
della mascherina (da estendere possibilmente a tutti i pazienti), per rimarcare
anche l'opportunità di lavarsi e disinfettarsi accuratamente e a lungo le mani,
oltre a proteggerle con i consueti guanti in lattice, al toglierli nel giusto
modo dopo l'uso, al non toccarsi le mucose finché non ci si è ben detersi e
disinfettati, ecc.
Dunque, se per un verso la
comparsa di casi di Ebola nel nostro Paese è considerata al momento remota, per
un altro la preoccupazione di un'eventualità del genere può comportare di
positivo una più attenta consapevolezza verso tutta la prevenzione di base, la
più semplice, con indicazioni che sono valide sia - ovviamente - per il personale
delle ambulanze, sia per qualsiasi cittadino.
In sintesi, sarebbe più
importante occuparsi delle malattie che ci sono - per esempio anche
vaccinandosi contro l'influenza stagionale che ogni anno miete migliaia di
vittime - piuttosto che preoccuparsi troppo di quelle di cui non c'è ancora
traccia.
Ultima revisione 4/11/2014
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Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
(Lc 10,34)